giovedì 22 marzo 2012

Una porta per il Signore Degli Anelli


Orgasmo femminile in palestra


Una ricerca: orgasmo femminile in palestra


Addominali, spinning, cyclette possono portare anche a un effetto «collaterale»: l'orgasmo. Solo alle donne però. Ricercatori dell'Università dell'Indiana, negli Stati Uniti, avrebbero appurato, al di là dell'aneddotica, che l'orgasmo femminile può scaturire dal puro esercizio fisico, senza alcun coinvolgimento sessuale. I ricercatori - riferisce una nota d'agenzia - lo associano agli esercizi di base per i muscoli addominali. Naturalmente – come ogni ipotesi – andrà verificata prima di darla per valida. 

«Gli esercizi più comuni associati con l'orgasmo - ha detto Debby Herbenick, coordinatrice dello studio pubblicato sulla rivista Sexual and Relationship Therapy - sono quelli addominali, utilizzando pali o corde, bicicletta, spinning, sollevamento pesi. Questi dati sono interessanti perché suggeriscono che l'orgasmo non è necessariamente un evento sessuale, e ci insegnano di più sui processi corporei alla base dell'orgasmo femminile». 

Lo studio si basa su un sondaggio online su 124 donne che hanno riferito di orgasmi durante esercizi fisici, mentre 246 hanno raccontato di avere provato comunque una qualche forma di piacere sessuale. Delle intervistate, tutte tra i 18 e i 63 anni, circa il 40% aveva sperimentato l'«orgasmo da palestra» in più di dieci occasioni. Il 51,4 per cento delle donne ha avuto questa esperienza durante esercizi addominali, altri hanno provato l'orgasmo in relazione a esercizi come il sollevamento pesi (26,5 per cento), yoga (20 per cento), ciclismo (15,8), footing (13,2 per cento) e passeggiate/escursioni a piedi (9,6 per cento).  

Fonte: www.unita.it

Il Gioco Dell'Ocalcohol

Per le grandi occasioni...

lunedì 19 marzo 2012

Reading Books


Fidati del navigatore..


Tre turisti Giapponesi finiscono in auto in mare in Australia si fidano troppo del navigatore



Australia, cieca fiducia nel GPS: i turisti finiscono in mare
Si sono fidati ciecamente delle indicazioni di un GPS e sono finiti in mare, con l’acqua alle caviglie e la loro macchina impantanata nel fango. E così tre studenti giapponesi in vacanza in Australia potranno inserire nell’album dei ricordi anche questa immagine surreale: la loro auto presa in affitto ferma a poche decine di metri da un traghetto. Il trio era diretto verso l’isola di North Stradbroke, nelle vicinanze di Brisbane, a 15 chilometri dalla costa. Il GPS, stando alle loro dichiarazioni, li rassicurava dicendo che avrebbero potuto proseguire la guida fino a destinazione. Complice la bassa marea i tre – età media 20 anni – si sono fidati del navigatore satellitare. Sono quindi rimasti bloccati nel fango e nell’acqua e sono stati costretti a chiamare i soccorsi. 
                                                                                            Fonte: pietrobonosrl.it


mercoledì 14 marzo 2012

La donna senza vagina


Un caso vero, dovuto a una sindrome rara e drammatica, ma che si può correggere


Arrivano nel mio studio all’ospedale di Pieve di Cadore con l’aria imbarazzatissima, mano nella mano. Lei ha 18 anni, un viso semplice, da ragazza di montagna. Lui, 23 anni, non trattiene gli sguardi innamorati. Si siedono l’uno accanto all’altro, ma nessuno dei due parla. Cerco di rompere il ghiaccio… E solo dopo un ripetuto scambio di occhiate e di sorrisi nervosi, lei prende coraggio e dice: «Dottore, ci vogliamo molto bene, ma non riusciamo a fare l’amore». Tento di farmi spiegare meglio e, fra mille reticenze, la giovane (chiamiamola Giovanna) racconta che tutto funziona bene nella fase preliminare: Federico è attratto fortissimamente (insomma, non ha nessun problema di impotenza), lei prova un robusto senso di eccitazione. Però, quando arrivano al dunque, lui non riesce ad avere un rapporto completo, perché incontra un ostacolo fisico, una barriera all’interno della vagina che lo blocca. E, mi assicurano, Giovanna non contrae con troppa forza i muscoli per un problema psicologico, come può accadere: c’è proprio qualcosa che impedisce l’ingresso del pene. 

MESTRUAZIONI ASSENTI -
 Penso, per qualche attimo, a quello che in termine tecnico si chiama imene imperforato. Se questa lamina fibrosa (l’imene, appunto, che in genere si rompe durante il primo rapporto sessuale, facendo perdere la verginità) è particolarmente grossa ed estesa, può creare problemi. Ma quasi sempre si accompagna anche all’impossibilità, per il sangue mestruale, di uscire nel modo dovuto, con conseguenti forti dolori all’addome. Giovanna, però, dichiara di non avere mai avuto problemi di questo genere. O meglio: non ha mai avuto dolori, e nemmeno le mestruazioni. Mai, nemmeno una volta.. Le chiedo se altri ginecologi l’hanno già vista. «Sì, uno», risponde. «Cioè no… Sono andata quando avevo 16 anni e mia madre era preoccupata per l’assenza del mestruo. Mi ha detto che un ritardo, anche di anni, può capitare. Ma non mi ha sottoposto a una vera visita».
LA VAGINA NON SI E' MAI FORMATA - A questo punto chiedo a Giovanna di sistemarsi sul lettino e comincio a esaminare la zona genitale. Apparentemente, almeno per quanto riguarda l’esterno, è tutto nella norma. Ma quando provo a controllare la vagina, mi accorgo, incredibilmente, che non c’è. Il canale è chiuso da una parete di tessuto cicatriziale: come una porta murata. Un’ecografia, eseguita subito dopo, conferma: la vagina non esiste, non si è mai formata, mentre è presente un piccolo abbozzo di utero, e ci sono le ovaie, perfette, e le tube. Prescrivo un’urografia a Giovanna (un esame radiografico con liquido di contrasto) per capire in quali condizioni è l’apparato urinario, così strettamente connesso a quello genitale. Mentre parlo, la ragazza e il fidanzato mi guardano silenziosi, allibiti. Ma anch’io sono sorpreso perché, lo ammetto, non ho mai visto niente di simile in 25 anni di lavoro. E quando i due abbandonano l’ambulatorio, vado subito a consultare la letteratura scientifica.
UNA SINDROME RARA - Ebbene, scopro che il problema di Giovanna è molto raro, ma ha un nome: sindrome di Rokitansky-Kuster-Hauser. L’origine è congenita: per una serie di errori durante lo sviluppo embrionale, non si forma una parte degli organi genitali (vagina e utero). La presenza delle ovaie e degli ormoni che producono, a partire dagli estrogeni, rendono però possibile uno sviluppo fisico regolare e l’appetito sessuale. Purtroppo, le donne colpite da questa malattia sono sterili. Quando Giovanna torna, dopo alcuni giorni, con l’esito dell’urografia, scopro che le manca anche un rene, sempre per problemi congeniti. Anche questo fa parte della sindrome. Ma lei non se n’era mai accorta, fino a quel momento.
L'INTERVENTO CHIRURGICO - Propongo alla ragazza di intervenire chirurgicamente, con un’operazione semplice, dal punto di vista tecnico, ma impegnativa per quanto riguarda il «dopo». Si deve incidere il tessuto cicatriziale che blocca la vagina e scollarlo, piano piano, creando una cavità che permetta il passaggio del pene. Il problema è che l’organismo tende a richiudere quasi subito questi spazi e, per evitarlo, bisogna usare apposite protesi, di cristallo o di teflon, che vanno lasciate nella nuova cavità giorno e notte, almeno per i primi tre mesi. Poi, per altri tre mesi, solo la notte. Queste protesi, che hanno grosso modo le dimensioni di un pene, vanno spalmate con una crema a base di estrogeni, per favorire la formazione di una mucosa simile a quella della vagina vera. Devono essere tolte solo durante i rapporti sessuali, che possono iniziare due mesi dopo l’operazione e vanno, anzi, incentivati. Un lubrificante ad hoc aiuta, all’inizio, la penetrazione. E il clitoride (che era già presente) consente alla donna di arrivare all’orgasmo.
LIETO FINE - Giovanna e Federico dicono sì, senza esitare: «Non importa se non potremo avere figli. Vogliamo soltanto amarci». L’intervento riesce al meglio e la ragazza dimostra una disciplina ferrea. Adesso vive con Federico, si sono sposati. E quando viene a fare una visita di controllo, di tanto in tanto, ha finalmente perso un po’ della sua timidezza. «Ho nascosto quelle protesi», mi ha confessato qualche tempo fa. «Adesso che tutto è passato, mi fanno arrossire…»
Carlo Cetera, ginecologo, all’ospedale di Pieve di Cadore (Belluno)
testo raccolto da Paolo Rossi-Castelli
13 agosto 2008

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